IL VALORE DELLA PARITÀ

parità-di-genere1Sul Nuovo Diario Messaggero del 5 settembre 2015 leggiamo l’incipit di un articolo: “Non ho figli ma sono preoccupata per i miei nipoti…”. Il motivo che suscita la preoccupazione di questa donna sono i contenuti del comma 16 del decreto legge 107/2015, conosciuto come La buona scuola che, introducendo nei Piani dell’Offerta Formativa (POF) i principi di pari opportunità, vuole “promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità fra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori, sulle tematiche dall’articolo 5, comma 2, del decreto legge 14 agosto 2014, n. 93, convertito con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119”.

Ciò che anima le preoccupazioni, non solo della signora imolese in questione, ma anche di molte altre persone in tutto il territorio nazionale, riguarda la possibilità che, per via dei contenuti del comma 16, la scuola possa divenire per i giovani, sin dalla più tenera età, veicolo di avviamento a comportamenti sessuali non storicamente né culturalmente riconosciuti e, anzi, devianti e dissacranti il naturale corso della vita biologica, mettendo a repentaglio l’integrità psicofisica dei discenti, nostri futuri uomini e donne.

Le polemiche fatte sulla bontà della nuova legge 107, se pur legittime, non sono qui il centro del nostro interesse. Come Associazione di donne e di Professioniste che da alcuni anni si occupano di diritti e politiche di genere, di violenza contro le donne e i minori, di parità e discriminazioni nelle sue varie forme, ci sembra necessario e urgente sottolineare che alcuni principi stanno trovando una diffusione erronea, basata sull’ignoranza dei contenuti o, nella peggiore delle ipotesi, sul tentativo di strumentalizzare una pessima interpretazione della Gender Theorie, a favore di un tentativo conservatore e reazionario ancora ampiamente diffuso nella nostra società: non crediamo sia corretto attribuire esclusivamente al bigottismo il tentativo di ingenerare paure e preoccupazioni, ma riteniamo si tratti di un movimento trasversale a tutta la società! L’utilizzo degli spauracchi gender, questi “mostri caricaturali” creati ad hoc, ci appare più come il tentativo di fermare il percorso che con anni di fatica è stato intrapreso per combattere ogni sopruso culturalmente accettato sulle questioni dei ruoli, della dignità, dei diritti delle donne. Il nodo centrale della questione si situa nella volontà di diffondere un significato distorto del concetto di parità tra i sessi, confondendolo con i contenuti delle teorie gender, strumentalizzando tale confusione per il mantenimento di quelle logiche di potere storicamente appartenenti al genere maschile.

Le teorie gender distinguono (tra le altre cose) l’appartenenza sessuale degli individui (che ha natura biologica) dall’appartenenza di genere (che ha origini culturali), mettendo in discussione il riduzionismo culturale che attribuisce, in maniera stereotipica, i comportamenti leciti al genere femminile e a quello maschile. Il principio di parità fra i sessi, per contro, riguarda uno dei nodi centrali delle battaglie che le donne combattono in tutto il mondo; un principio da diffondere e incoraggiare per prevenire tutte le forme di abuso che investono le donne, ancora ampiamente considerate come minoranza culturale. Si guardi anche solo la disparità esistente tra le opportunità e gli stipendi di uomini e donne; un diritto ancora da acquisire e da confermare, viste le polemiche in atto che non sembrano tener conto della diffusione delle violenze del genere maschile su quello femminile.

Come Associazione che lavora a contatto con le donne, vittime di questa ignoranza culturale, riteniamo che l’inserimento nel Piano dell’Offerta Formativa dei principi di parità e lotta alle discriminazioni sia da considerare uno sforzo – sia pure legato all’obbligo di rispondere a leggi europee quali il protocollo di Istanbul – in direzione di un’evoluzione culturale e sociale, un’occasione che si presenta per la prima volta in maniera prescrittiva sotto forma di legge, un treno che passa e che non dobbiamo/possiamo perdere.

Andare contro la possibilità di progredire culturalmente significa impedire alle nuove generazioni il diritto di sperimentare nuovi modelli sociali; conservare l’attuale come unico sistema possibile frena anche il sogno o l’ideale di un modo diverso di vivere che abbia respiro in quell’aria di libertà che la pari dignità e le pari opportunità per tutti potrebbero garantire.

Carmen La Rocca

Responsabile Centro Antiviolenza

dell’Associazione PerLeDonne

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