Report Progetto “Nessuna Esclusa”

a cura di Noemi Calcaterra


con la collaborazione di Flavia Ravara

Il progetto “Nessuna Esclusa” è nato dall’esigenza di indagare il fenomeno della violenza di
genere su donne con disabilità, considerando la portata sempre più allarmante dei dati statistici
e i pochi studi disponibili sul tema.
È bene fare subito una puntualizzazione terminologica: una donna non è disabile, piuttosto può
avere una o più disabilità. Con questo si vuol intendere che l’identità della donna non coincide
con la sua disabilità, questa è piuttosto uno status delle sue condizioni fisiche, psichiche e/o
sensoriali. L’identità della donna con disabilità rischia, purtroppo, di essere completamente
adombrata dalla sua stessa disabilità e questo a discapito dei bisogni legati al genere, che
rimangono pertanto sullo sfondo. Con questo progetto si sono voluti, anche, recuperare questi
bisogni creando un focus di riflessione proprio sull’identità di genere della donna che ha una o
più disabilità, vedendo la disabilità come un elemento intersezionale della donna ma non
esclusivo né identitario.
Riportiamo i dati statistici nazionali che hanno mosso l’esigenza di questo progetto: il rapporto
ISTAT di giugno 2014 osserva che sul campione delle donne italiane con disabilità hanno subito
violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha
limitazioni gravi. Si stima inoltre, che il rischio di subire stupri o tentati stupri, sia doppio per
le donne disabili (10% contro il 4,7% delle donne non disabili), a causa della cosiddetta doppia
fragilità.
Rilevazioni operate da FISH (Federazione Italiana per il superamento dell’handicap) l’8 marzo
2019 hanno messo in evidenza che circa il 10% delle donne con disabilità interpellate ha
affermato di essere stata vittima di stupro nella propria vita.
Ancora FISH ha operato degli esempi comparativi tra donne con disabilità e donne senza
disabilità che hanno subito violenza di genere:

  • violenze fisiche o sessuali: donne con disabilità: 36,6%, donne senza limitazioni:
    30,4%;
  • stupri o tentati stupri: donne con disabilità: 10%, donne senza limitazioni: 4,7%;
  • stalking prima o dopo la separazione: donne con disabilità 21,6%, donne senza
    limitazioni: 14.3%.
    In accordo con i dati statistici sopra citati, negli anni 2013-2018 un’alta percentuale di donne
    accolte dal nostro Centro Antiviolenza aveva fragilità o disabilità di natura fisica, cognitiva o
    psichica, precedente o successiva alla violenza subita. Su 335 donne, quasi un terzo di esse
    aveva forme di disabilità di diversa natura e gravità (distrofia muscolare, ritardo cognitivo,
    depressione, disturbo post traumatico da stress, disturbi alimentari, disturbo bipolare,
    sindrome di Asperger, episodi psicotici, paralisi degli arti superiori, sordità parziale causata
    dalla violenza del partner; sono i tipi di disabilità riscontrati).
    Emblematico per noi è stato il caso di una donna accolta nel 2016, inviataci dai servizi per una
    consulenza. Dalla narrazione della donna, in carico per la sua disabilità da oltre 15 anni,
    emersero violenze gravi e di diversa tipologia, subite sin da bambina e protratte fino a quel
    momento. Alla domanda se avesse già raccontato a qualcun altro prima di incontrarci, la
    risposta fu “no, nessuno me l’ha chiesto…”.
    Le rilevazioni statistiche nazionali, e quelle da noi effettuate in loco ci hanno fatto comprendere
    la necessità di un processo di sensibilizzazione capillare affinché chi si occupa di disabilità abbia
    anche gli strumenti per rilevare la presenza di violenza di genere e attivare, di conseguenza, la
    5
    rete antiviolenza, partendo proprio da una consulenza con i centri antiviolenza del proprio
    territorio.

LEGGI IL REPORT

Potrebbero interessarti anche...