Il nostro 25 novembre
Dal 1999 oggi si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Inutile dire che c’è poco da celebrare in un paese in cui quest’anno sono state oltre 100 le donne uccise per mano di uomini: soprattutto mariti, fidanzati, ex qualcosa. Ma un aspetto positivo c’è: almeno per oggi, feminicidi e femminicidi trovano spazio nell’opinione pubblica e sui media. Almeno oggi l’una e gli altri non possono (o lo fanno meno del solito) schivare femministe e attiviste, associazioni e centri antiviolenza, omettendo di citare la questione della violenza degli uomini contro le donne e tutto ciò che questa tematica porta con sé.
Anche per questa ragione, come associazione che si occupa di donne, diritti e contrasto alla violenza, oggi vogliamo condividere le attività più significative di questi 4 anni, partendo dai numeri. Le donne che hanno chiesto aiuto al Centro Antiviolenza sono state 218, di cui 171 italiane e 47 straniere. Tra queste, 113 occupate e 72 disoccupate o economicamente dipendenti, con un livello di studio in massima parte medio-alto, solo 56 donne hanno un livello di istruzione basso. Tutte le donne accolte hanno subito o subiscono ancora violenza psicologica, che accompagna tutte le altre forme di violenza.
Nessuna delle donne che si è rivolta al nostro Centro Antiviolenza ha subìto violenze legate alle mutilazioni genitali, ai matrimoni forzati o combinati, al mondo del lavoro. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne integrate nel territorio, con buona rete familiare e sociale, con autonomie reddituali e abitative. Donne che, in una percentuale dell’78%, hanno trovato da sole il riferimento telefonico del Centro Antiviolenza e da sole hanno chiamato e deciso di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.
Un 78% di storie che non fanno scoop. Non fanno rumore poiché non necessitano di interventi in emergenza, quasi mai di supporti istituzionali; situazioni silenti che restano in sordina e che pagano lo scotto maggiore di una società che si dichiara evoluta e paritaria.
Questa è la fotografia scattata dal Centro Antiviolenza dell’associazione PerLeDonne, che partendo da queste cifre ha messo in piedi azioni concrete e costruito reti per scuotere una cultura stantìa come la nostra.
Varie donne, a vario titolo, hanno preso parte a riflessioni su temi di interesse quali linguaggio sessuato, stereotipi di genere, nuovi femminismi, teorie gender, prevenzione primaria.
Gruppi di donne hanno lavorato sul tema della genitorialità e partecipato al laboratorio sulla relazione ludica e sul gioco come spazio di relazione autentica in situazioni di disagio legato al contesto violento.
Un gruppo ha lavorato alla ricerca della percezione diffusa della violenza di genere, mettendo a confronto le risposte di circa 600 donne con quelle di altrettanti intervistati uomini, rilevandone diversità di vissuti, percezioni, convinzioni, idee di intervento.
Poi le collaborazioni con Università aperta, forze dell’ordine, magistratura. La presenza attiva al Tavolo di contrasto territoriale e nelle scuole per la formazione e la prevenzione e il progetto “Non più sole”, in collaborazione con altre associazioni che sul territorio metropolitano si occupano di donne, diritti e contrasto alla violenza di genere.
Tra le azioni del 2016 ha preso il via anche un dialogo aperto con un gruppo di uomini che vuole rispondere a domande e provocazioni, laddove l’appartenenza al genere li chiama in causa in una riflessione sulle responsabilità dell’essere uomini, così come sulle difficoltà di appartenere al genere storicamente perpetratore di violenza nei confronti di donne.
Numeri e cifre che rappresentano il risultato del nostro impegno al fianco delle donne, durante il quale spesso guardandoci indietro troviamo pochi compagni di viaggio, a volte un po’ distratti. Per questo chiediamo, alla politica e alle istituzioni in primis, e poi anche ai singoli, ascolto, attenzione e risorse per poter continuare a stare al fianco delle donne.